Affilare le lame con il fai da te

2023-01-05 17:27:21 By : Ms. Yawei Yang

In casa è frequente l'esigenza di affilare utensili vari d'uso comune, come le forbici e i coltelli, mentre nel nostro laboratorio capita spesso dover rifare il filo agli utensili. Rigenerare l'affilatura di un utensile non è un lavoro particolarmente difficile, ma bisogna effettuarlo con i giusti mezzi e la conoscenza di alcune tecniche.

È innanzitutto necessario fare una fondamentale distinzione tra utensili che tagliano grazie al loro filo e quelli che tagliano per mutuo contrasto di lame. Nel primo caso si parla di coltelli, accette, mannaie etc; il taglio è procurato da una lama il cui bordo è molato in modo da essere affilato a sezione acuta (o filo) che penetra facilmente in materiali più morbidi, separandoli. Questi attrezzi sono tanto più efficienti quanto più acuto e regolare è il filo.

Altri utensili, come le forbici, cesoie, trance etc, non hanno le lame particolarmente affilate, anzi, in molti casi non lo sono affatto, ma le angolazioni delle singole ganasce sono tali che, quando vengono portate a contatto, si crea una notevole forza tranciante che è in grado di tagliare anche materiali molto resistenti. È ovvio che questi due tipi di attrezzi devono essere molati diversamente e senza dubbio gli utensili a filo sono più semplici da affilare.

Non bisogna temere di avere in casa coltelli ben affilati: in genere ci si fa male quando si lavora con un coltello che non taglia e che ci costringe a pericolosi sforzi. Per un'affilatura accettabile bisogna utilizzare la mola a pietra bagnata che asporta il materiale con delicatezza e non riscalda il pezzo. Il coltello deve essere poggiato con l'affilatura verso l'alto e inclinato pochissimo rispetto alla pietra. Durante l'affilatura si fa compiere alla lama un movimento destra-sinistra in modo che tutta la parte da affilare venga a contatto con la pietra. Non premete la lama sulla pietra e saggiatene ogni tanto, col pollice lo stato di affilatura. Per verificare se il coltello taglia poggiate un foglio di giornale su un piano e passatevi sopra la lama premendo un poco: se la carta si taglia il coltello è affilato. La lama del coltello, dopo la molatura, deve essere sfregata, alcune volte, con moto alternato contro la barra di un acciaino, utensile con impugnatura dotato di un'asta d'acciaio rigata che serve per regola rizzare il filo e togliere eventuali bave metalliche.

Come si è detto, le lame delle forbici non sono affilate ad angolo acuto ma presentano una sezione sagomata che si sviluppa secondo due angoli. Lo scopo della molatura è quello di regolarizzare e rigenerare l'angolo contiguo alla faccia piana, in modo da ripristinare l'inclinazione con cui le lame vengono a incontrarsi. Le forbici vanno completamente aperte e la lama viene poggiata contro la pietra della mola bagnata in rotazione, quasi ad angolo retto. È Opportuno tenere a mente di osservare con attenzione l'inclinazione della faccia prima di accingersi alla molatura. Spostate lentamente la lama da una estremità all'altra e poi passate all'altra lama. Entrambe devono essere ben diritte; in caso contrario l'oggetto da tagliare viene spinto verso l'esterno. Al termine dell'operazione provate a tagliare un foglio di carta: se notate che tra le due lame vi è un certo gioco poggiate il fulcro delle forbici sull'incudine e date qualche leggero colpo di martello sulla vite centrale, in modo da schiacciarla leggermente. Per eliminare la bava dalle lame e per lisciarne il bordo potete procedere con una lappaturacasalinga azionando le lame stesse, come per tagliare, su un collo di bottiglia.

Accette, asce, roncole ed altri attrezzi del genere, vanno affilati in modo analogo però la sezione del filo non è a semplice angolo acuto ma è leggermente ogivale per cui, durante l'affilatura, conviene imprimere anche una leggera oscillazione avanti-indietro alla lama. Su questi attrezzi, invece dell'acciaino si passa alcune volte una cote in pietra, con movimento rotatorio, sempre tenendola bagnata. Falci e falcetti vengono affilati con la cote al carburo. La cote va bagnata e passata più volte alternativamente su una faccia e sull'altra della lama, facendole percorrere tutto l'arco del suo sviluppo. Il lavoro è lento e prolungato, soprattutto nei punti in cui la lama mostra delle irregolarità. Fate attenzione perché è facile urtare con la mano sulla lama.

Le punte da trapano appena acquistate e perciò affilate in fabbrica, forano in modo soddisfacente qualsiasi materiale al quale sono destinate. Con il legno non si hanno quasi mai problemi; ma quando si ha a che fare con materiali ferrosi o con l'acciaio inox, particolarmente duri, l'affilaturadelle punta si fa sentire. Con ottone, alluminio e rame, la punta, se non ha perso il filo completamente, lavora sempre in modo accettabile. Su ferro acciaioso, acciaio, e su certi tipi di acciaio inossidabile, invece, se la punta non è in perfette condizioni si riesce appena a iniziare il foro, dopodiché la punta si surriscalda, perdendo quel poco di filo che aveva. Anche quando ha perso il filo, però, la punta non è da buttare: è sufficiente riaffilarla, tutt'al più accorciandola di qualche millimetro. Affilare una punta da trapano in acciaio è una cosa semplicissima, per chi lo sa fare: basta una mola, di grana opportuna. Le punte per muratura con tagliente riportato, sono ancora più facili da affilare, ma occorre una mola speciale che si riconosce dal colore verdolino, ma soprattutto perché è chiaramente scritto sull'etichetta. Osservando attentamente una punta nuova per metalli affilata a macchina in fabbrica, si notano facilmente vari particolari: innanzitutto i due taglienti formano un angolo di circa 120°, perfettamente centrato e simmetrico rispetto all'asse della punta; in secondo luogo, l'affilatura ,all'estremità della punta, non genera un cono bensì due superfici tali da creare un certo angolo di spoglia che consente ai due taglienti di penetrare nel materiale, asportandone un truciolo. L'angolo al vertice della punta dovrebbe variare leggermente, in teoria, in relazione alla durezza del materiale da forare, ma nel fai da te non è il caso di tenerne conto; è importante invece che l'angolo sia perfettamente simmetrico e centrato. Se non lo fosse, i due taglienti lavorerebbero in modo diverso, impiegando più tempo a fare il foro. Il tagliente che lavora di più perderebbe il filo rapidamente e si otterrebbe un foro di diametro più grande di quello della punta. Anche l'angolo di spoglia dovrebbe variare in relazione al materiale, ma non è il caso di preoccuparsene; l'importante è che sia uguale per i due taglienti. Si può concludere che per affilare a mano una punta da trapano occorre una certa esperienza che un fai da te ben difficilmente riesce a farsi: perciò l'industria ha creato degli attrezzi che consentono di ottenere un'affilatura soddisfacente anche per chi è del tutto inesperto. Ve ne sono di diversi tipi, che si possono dividere in due categorie: da usare con una mola da banco o da applicare al trapano.

Per la mecchia occorre una cote bagnata, di grana molto fine; può anche servire una lima. Mantenete lo stesso smusso e fate in modo che i due smussi di taglio siano identici. Ravvivate lo smusso ai lati della puntina; non levigate gli orli esterni (paralleli) della punta per evitare di alterare il diametro di taglio. Qualora fosse necessario, affilate una fresa a svasare ripassando lievemente l'interno di ogni tagliente con una lima o una cote.

Potete ripassare il filo delle lame da scalpello seguendo lo stesso angolo di affilatura che normalmente è di 25°; tuttavia, è più rapido migliorare il filo di taglio con un angolo leggermente maggiore, ad esempio, di 30°. Continuate con le seguenti operazioni: - appoggiate la lama sull'abrasivo con lo smusso in basso e accertatevi che sia disposta esattamente secondo l'angolazione corretta. Fate scorrere uniformemente avanti e indietro la lama, con una leggera pressione, finché non si forma una bavetta a ricciolo sul dorso del filo. - girate la lama e fatela scorrere perfettamente in piano sulla tela abrasiva. Se necessario, ripetete le fasi 1 e 2 per togliere la bava, girando e rigirando la lama finché questa è completamente sparita.

Le lame per seghe da legno possono durare molti anni se vengono periodicamente riaffilate e stradate. È un lavoro facile ma ci vuole pazienza e precisione per ottenere un risultato soddisfacente. Le lame per seghe da legno, nonostante siano in acciaio, si deteriorano più rapidamente di quanto si pensi. Bisogna considerare che non tutti i tipi di legno si tagliano facilmente: vi sono quelli estremamente compatti che offrono una notevole resistenza; altri, invece, sono pieni di nodi che rappresentano un ostacolo non da poco. Inoltre, nonostante si faccia attenzione, può capitare di tranciare un piccolo chiodo, di piegare violentemente la lama di un segaccio o di scaldarla troppo. Uno dei danni maggiori, per esempio, si procura alla lama tagliando delle tavole usate per realizzare casseforme per calcestruzzo. La lieve patina che resta sulle facce delle tavole si comporta come un potente abrasivo che spiana i denti. Tutti questi fattori contribuiscono a deteriorare la dentatura della lama che, dopo un certo periodo, non taglia più, si impunta e rischia di spezzarsi. Questo vale sia per le lame di segacci, foretti e seghe ad arco, come per le lame delle seghe a nastro e circolari. Per evitare questi inconvenienti bisogna procedere ad alcune operazioni specifiche di manutenzione, che mantengano alla lama la originaria capacità di taglio.

Le lame presentano dentature di vario genere: la forma dei denti e la loro densità è in funzione del tipo di lama e del lavoro che essa è destinata a svolgere.

Il fronte del dente è affilato, cioè spianato in modo che i bordi siano molto netti e precisi. L'inclinazione del fronte può essere varia: si va dai 90 gradi (cioè esattamente perpendicolare al dente), ai 45°. In teoria, questa angolazione dovrebbe non essere troppo diversa dall'angolo che vi è tra due denti successivi. L'affilatura, comunque, genera nel dente una punta acuminata. I denti non sono tutti nello stesso piano, ma sono stradati, cioè inclinati alternativamente verso destra e verso sinistra. In effetti non è tutto il dente ad essere inclinato, ma solo l'estremità superiore. In alcune seghe la sequenza è un dente a destra, uno diritto e uno a sinistra. La stradatura serve a far sì che la lama, durante il taglio, scavi un solco più largo del suo spessore e quindi possa scorrervi dentro agevolmente, senza strisciare i fianchi contro il legno, o peggio ancora, incepparsi.

Quando una lama taglia male e si inceppa in genere si combinano due difetti: l'affilatura che è andata perduta e la stradatura molto diminuita. La prima cosa da fare, quando decidete di intervenire, consiste nell'esaminare attentamente lo stato della dentatura. Probabilmente noterete che la punta dei denti è smussata o spianata, qualche dente potrebbe addirittura essere rotto. Se traguardate la lama per il lungo, osserverete che la stradatura è quasi nulla. Si tratta, ora, di ripristinare la forma originaria del dente. Per lavorare su una lama di qualsiasi tipo è necessario stringerla alla morsa con la dentatura verso l'alto, utilizzando due ritagli di legno che la tengano ben stretta ed evitino il contatto diretto con le ganasce della morsa. Con la lima piatta dovete spianare ulteriormente i denti in modo da portarli tutti alla medesima altezza. Noterete, infatti, che i denti sono consumati in modo differente, ovvero molto di più al centro della lama che alle estremità. Naturalmente non dovete cercare di portare tutti i denti al livello del più basso perché questo potrebbe essere addirittura spezzato e rovinereste la lama. Tenetevi su una altezza media, eventualmente non considerando alcuni denti troppo bassi, ma non più del 5%. A questo punto, con una lima triangolare di adeguate dimensioni, lavorate nella gola tra dente e dente in modo da asportare metallo sia verso il basso sia verso il dente stesso. Così facendo, la spianatura della punta man mano diminuisce e la punta si riforma. È un lavoro di pazienza: la lima va tenuta a 90 gradi rispetto alla lama e azionata con moto uniforme. Fate prima una passata su tutte le gole, poi una seconda passata fino a quando le punte non siano vive. Attenzione: in questa fase non preoccupatevi dell'affilatura del fronte dei denti, che eseguirete in un secondo momento.

Quando il dente è ricostituito si passa a ripristinare la stradatura. Per fare questo lavoro si usa un particolare tipo di pinza allicciatrice: si tratta di una pinza le cui ganasce sono dotate di regolazioni a vite che permettono di predeterminare l'inclinazione del dente e la profondità a cui questo viene afferrato. La pinza viene posizionata sul dente e quindi stretta; le ganasce provvedono a inclinare i denti. Lavorate prima da una parte, su un dente si e uno no, poi girate la lama e ripetete l'operazione sui denti rimanenti. L'angolo di stradatura può essere rilevato dai denti che erano meno consumati e aumentandolo leggermente. Non date troppa stradatura altrimenti la sega non penetrerà facilmente nel legno. Esiste anche l'allicciatore a paletta, ma non è molto conveniente per chi non è esperto in quanto i denti vengono inclinati a mano libera e questo presuppone una certa capacità.

A questo punto potete passare all'affilatura vera e propria. Si tratta di lavorare ancora sul fronte dei denti ma non tenendo più la lima triangolare a 90° rispetto alla lama, bensì a un angolo uguale a quello tra due denti consecutivi. In caso di dubbio tenete la lima inclinata di 60°, un'angolazione adatta alla maggior parte dei denti delle normali seghe. Questo lavoro, al contrario della precedente limatura, non deve essere particolarmente prolungato: bastano due o tre colpi di lima per dente. La sega, a questo punto, risulta ben riaffilata e stradata. Prima di riporla potete passare sui suoi fianchi una scaglia di sapone asciutto che faciliterà lo scorrimento, quando ne avrete bisogno.

Il sistema sopra illustrato è valido per le seghe circolari a dentatura normale; per quelle con dente e becco di civetta (con incavo tondo scarica-truciolo) c'è bisogno di un lavoro un poco più accurato, per non deformare la sagoma del dente. Le lame con denti riportati in Widia (carburo di tungsteno) non possono invece essere riaffilate con i metodi tradizionali: è necessario affidare il lavoro a officine specializzate. Per lavorare sulle lame per sega circolare, realizzate due guance sagomate e forate al centro che possono essere strette per mezzo di un bullone. Procedete alla stradatura con la pinza allicciatrice. Bisogna utilizzare una pinza robusta con precise regolazioni dell'angolo di stradatura. Con la lima triangolare procedete alla riaffilatura del fronte dei denti. Fate attenzione a non modificare la sagoma del dente.

Per affilare la sega a catena si utilizza un particolare affilatore che deve essere applicato sulla barra, stringendo un'apposita morsa. Montate sull'affilatore una lima a sezione tonda da 3 mm di diametro: la lima va bloccata per mezzo di un apposito morsetto a vite. La ghiera graduata permette di determinare l'angolazione a cui deve essere portata la lima per effettuare l'affilatura. L'angolo varia tra i 30°- 35°. Procedete all'affilatura di ogni singolo dente facendovi scorrere contro la lima tonda più volte, quindi, allentate il morsetto e passate al dente successivo. Con una lima piatta o triangolare arrotondate l'angolo del delimitatore e smussate gli spigoli che si sono formati con l'operazione precedente.

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